Lean ParkerEra da tanto che non vedeva l'Oceano. Troppo probabilmente. L'odore della salsedine, quella sensazione fastidiosa ma allo stesso tempo piacevole che l'umidità tipicamente marittima lascia sulla pelle le era sempre sembrata piacevole, nonostante non avesse visto poi così tante volte le coste del suo Paese. Eppure, i suoi genitori le avevano sempre descritto l'Oceano come uno dei luoghi più belli del Pianeta: i tramonti durante i quali il sole formava splendidi giochi di luce sullo specchio d'acqua, i gabbiani e i castelli di sabbia. Tutti falsi ricordi che a lei sarebbe piaciuto vivere ma che, in un modo o nell'altro, sarebbero sempre rimasti frutto della sua immaginazione. E la fantasia non le era mai mancata.
Aveva deciso quindi di impregnarsi la mente con un ricordo più suo, quel giorno, prima di ripartire per Arcadia. Era stata mandata in un piccolo centro della Resistenza a pochi kilometri da quel posto pacifico e sereno per una banale missione di ricognizione. Aveva salutato la sua compagna di stanza, Joanna, più o meno un giorno prima; lei le aveva raccomandato di star attenta e Lean aveva annuito assicurandole che entro un paio di giorni sarebbe ritornata indietro
sana e salva. Ed era andato tutto per il meglio, così, quando Lean era venuta a conoscenza del fatto che la spiaggia non era poi così lontana da quel posto, aveva deciso di concedersi un piccolo premio e dedicarsi un piccolo momento per se. Non sarebbe potuta comunque partire prima della mattina successiva.
Andava fatto ancora qualche piccolo controllo in paese e, viaggiare di notte non era il massimo, soprattutto da soli.
La strada per la spiaggia le era stata indicata da un'anziana donna che lì ci aveva sempre vissuto e, dopo averla gentilmente ringraziata, Lean era scesa verso la costa, riempiendosi poi lo sguardo con la meravigliosa immagine dell'Oceano. Aveva inspirato profondamente quell'aria preziosa, passeggiando a lungo per la spiaggia. Come spesso le capitava, s'era ritrovata a fantasticare, costruendo immagini fittizie di bambini sorridenti e famiglie felici. Sorrise ai suoi stessi pensieri, scuotendo il capo e lasciandosi andare ad un sospiro quando lo sguardo verde ripercorse incantato le linee increspate dell'acqua.
Avrebbe tanto voluto vivere ad Alba, alle volte. L'ambiente marino l'aveva sempre affascinata, ma, infondo, erano molte le cose che in lei suscitavano estrema curiosità.
Fermò la sua camminata quasi all'improvviso, piegandosi verso la sabbia, incuriosita da un luccichio proveniente da essa. Tendendo le mani nella poltiglia quasi dorata alla luce del sole, Lean ne smosse la superficie, incontrando tra le dita un pezzo di vetro. E sorrise ingenuamente, dandosi ancora della bambina per quei suoi gesti dettati da una curiosità che spesso lei stessa aveva ritenuto infantile. Si avvicinò verso la riva, quindi, ascoltando l'armonia delle onde, piegandosi ancora per poter inumidire le mani, che sciacquò dalla sabbia. Avvertì l'acqua piacevolmente fredda sulla pelle, e un brivido le attraversò la schiena a quel contatto.
Era tutto così naturale lì, così incontaminato. Incredibilmente diverso da tutto ciò che era abituata a vivere ad Arcadia. Lì la natura regnava sovrana, e ciò le diffuse nel corpo un piacevole senso di quiete.
Riprese a camminare, allora, agitando le mani e facendo schizzare via da esse le cristalline gocce d'acqua salata.
E fu proprio osservando la riva che, con sorpresa, notò degli oggetti nuovamente artificiali. Le parvero delle scarpe e, subito, prese a cercare con gli occhi il proprietario che non tardò a farsi trovare. Una ragazza, si disse.
Bizzarro.Non l'avrebbe mai detto, non avrebbe mai creduto di poter trovare qualcun altro in quello sperduto ma incantato angolo di Pianeta. Probabilmente anche lei era alla ricerca di un momento di quiete.
E, avvicinandola ma non troppo -non avrebbe mai voluto disturbarla-, restò lì ad osservarla incuriosita ma allo stesso tempo cauta. Non sapeva ancora con chi aveva a che fare.