Scendo dentro un oceano di silenzio.

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view post Posted on 19/4/2011, 18:30
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crede quia absurdum

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# Kira I. Kalandarishvilia
Inspirò profondamente quell'aria salmastra che sapeva di libertà, lasciando che il vento leggero la cullasse, facendo danzare i capelli corvini sul collo nudo e il volto pallido. Due chiazze rosse all'altezza delle gote erano le uniche note di colore che ravvivavano la sua figura mingherlina coperta di abiti scuri e tristi, tristi come i suoi occhi di ghiaccio, animati dall'eterno bagliore insito in essi tipico di chi ha uno scopo da perseguire.
Si chinò leggermente, abbassando con un gesto rapido la cerniera che teneva chiuso lo stivale sinistro, e con un movimento fluido liberò il piede dalla calza, lasciando quindi che la pelle nuda entrasse a contatto con la sabbia sottile e calda. Era una sensazione estremamente piacevole, sentire tutti quei minuscoli granelli ruvidi contro la pelle, percepire centinaia di corpuscoli rinchiudervisi sopra in una sorta di morsa gentile e confortante.
Socchiuse gli occhi, sospirando. Era stanca. Si era mossa quasi initerrottamente nelle ultime due settimane, senza mai fermarsi più a lungo di quattro o al massimo cinque ore ogni notte per riposare le membra stanche. Voleva raggiungere una città dove potersi rifornire di cibo vero: esso era l'unico motivo che la spingeva in direzione di Arcadia, il desiderio di rifocillarsi producendo allo stesso tempo quel senso di piacere che unicamente del buon cibo è in grado di dare. Le radici, le verdure, il pane frugale che mangiava da ormai troppo tempo iniziavano a darle la nausea.
Inoltre, aveva bisogno di civiltà. Contatto con la gente, informazioni su ciò che stava accadendo nel mondo al di fuori della Resistenza. Mondo che, per altro, ospitava chi lei stava cercando, con ottime probabilità. Essere persone tendenzialmente solitarie e decisamente poco socievoli non era di certo sinonimo di "isolamento dalla realtà cittadina", dopotutto.
Sfilò anche il secondo stivale, a cui seguì anche la calza del piede destro, abbandonata accanto all'altra sulla sabbia dorata. Infilò una mano nella tasca del cappotto color kaki, che ben si riusciva a mimetizzare fra la vegetazione, e ne estrasse una corda, o forse un filo di lana, col quale si legò i capelli sopra la nuca, di modo che non le impedissero ulteriormente lo sguardo. Quest'ultimo era fisso sulla distesa blu dell'oceano, sfavillante sotto i raggi del sole del primo pomeriggio, caldi e piacevoli sul volto. In effetti, la temperatura era piuttosto alta, lì; come se se ne fosse accorta solo in quel momento, la sua mente mandò un impulso al resto del corpo, una vampata di calore la pervase. Sbottonò il cappotto, che andò a fare compagnia alle scarpe, lasciando le braccia libere nella maglietta nera.
Istintivamente, portò una mano alla cintola, assicurandosi di avere ancora le armi con sè: in un mondo come questo, le armi sono le uniche amiche che ti puoi permettere, si ripeteva ogni volta che compiva quel gesto - il che equivale a dire "ogni dieci minuti", più o meno.
Sentiva qualcosa di strano, in quell'aria. Qualcosa di diverso dal solito.
Pace. C'era pace, in quel luogo, sembrava così assolutamente fuori dal Mondo, una spiaggia deserta in riva all'Oceano infinito odoroso di sale ed immensità.
Sarebbe stato un buon luogo dove andare in vacanza, se solo fosse esistito ancora una tale lusso.
 
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view post Posted on 19/4/2011, 20:00

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Lean Parker
Era da tanto che non vedeva l'Oceano. Troppo probabilmente. L'odore della salsedine, quella sensazione fastidiosa ma allo stesso tempo piacevole che l'umidità tipicamente marittima lascia sulla pelle le era sempre sembrata piacevole, nonostante non avesse visto poi così tante volte le coste del suo Paese. Eppure, i suoi genitori le avevano sempre descritto l'Oceano come uno dei luoghi più belli del Pianeta: i tramonti durante i quali il sole formava splendidi giochi di luce sullo specchio d'acqua, i gabbiani e i castelli di sabbia. Tutti falsi ricordi che a lei sarebbe piaciuto vivere ma che, in un modo o nell'altro, sarebbero sempre rimasti frutto della sua immaginazione. E la fantasia non le era mai mancata.
Aveva deciso quindi di impregnarsi la mente con un ricordo più suo, quel giorno, prima di ripartire per Arcadia. Era stata mandata in un piccolo centro della Resistenza a pochi kilometri da quel posto pacifico e sereno per una banale missione di ricognizione. Aveva salutato la sua compagna di stanza, Joanna, più o meno un giorno prima; lei le aveva raccomandato di star attenta e Lean aveva annuito assicurandole che entro un paio di giorni sarebbe ritornata indietro sana e salva. Ed era andato tutto per il meglio, così, quando Lean era venuta a conoscenza del fatto che la spiaggia non era poi così lontana da quel posto, aveva deciso di concedersi un piccolo premio e dedicarsi un piccolo momento per se. Non sarebbe potuta comunque partire prima della mattina successiva.
Andava fatto ancora qualche piccolo controllo in paese e, viaggiare di notte non era il massimo, soprattutto da soli.
La strada per la spiaggia le era stata indicata da un'anziana donna che lì ci aveva sempre vissuto e, dopo averla gentilmente ringraziata, Lean era scesa verso la costa, riempiendosi poi lo sguardo con la meravigliosa immagine dell'Oceano. Aveva inspirato profondamente quell'aria preziosa, passeggiando a lungo per la spiaggia. Come spesso le capitava, s'era ritrovata a fantasticare, costruendo immagini fittizie di bambini sorridenti e famiglie felici. Sorrise ai suoi stessi pensieri, scuotendo il capo e lasciandosi andare ad un sospiro quando lo sguardo verde ripercorse incantato le linee increspate dell'acqua.
Avrebbe tanto voluto vivere ad Alba, alle volte. L'ambiente marino l'aveva sempre affascinata, ma, infondo, erano molte le cose che in lei suscitavano estrema curiosità.
Fermò la sua camminata quasi all'improvviso, piegandosi verso la sabbia, incuriosita da un luccichio proveniente da essa. Tendendo le mani nella poltiglia quasi dorata alla luce del sole, Lean ne smosse la superficie, incontrando tra le dita un pezzo di vetro. E sorrise ingenuamente, dandosi ancora della bambina per quei suoi gesti dettati da una curiosità che spesso lei stessa aveva ritenuto infantile. Si avvicinò verso la riva, quindi, ascoltando l'armonia delle onde, piegandosi ancora per poter inumidire le mani, che sciacquò dalla sabbia. Avvertì l'acqua piacevolmente fredda sulla pelle, e un brivido le attraversò la schiena a quel contatto.
Era tutto così naturale lì, così incontaminato. Incredibilmente diverso da tutto ciò che era abituata a vivere ad Arcadia. Lì la natura regnava sovrana, e ciò le diffuse nel corpo un piacevole senso di quiete.
Riprese a camminare, allora, agitando le mani e facendo schizzare via da esse le cristalline gocce d'acqua salata.
E fu proprio osservando la riva che, con sorpresa, notò degli oggetti nuovamente artificiali. Le parvero delle scarpe e, subito, prese a cercare con gli occhi il proprietario che non tardò a farsi trovare. Una ragazza, si disse.
Bizzarro.
Non l'avrebbe mai detto, non avrebbe mai creduto di poter trovare qualcun altro in quello sperduto ma incantato angolo di Pianeta. Probabilmente anche lei era alla ricerca di un momento di quiete.
E, avvicinandola ma non troppo -non avrebbe mai voluto disturbarla-, restò lì ad osservarla incuriosita ma allo stesso tempo cauta. Non sapeva ancora con chi aveva a che fare.
 
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view post Posted on 20/4/2011, 18:23
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# Kira I. Kalandarishvilia
Le sarebbe piaciuto immensamente potersi stendere con tranquillità su quella superficie morbida, chiudere gli occhi e lasciare che la ninna nanna cantata dalle onde dell'oceano l'accompagnasse fra le braccia di Orfeo. Avrebbe voluto dormire tranquillamente per dodici ore filate, senza avere la preoccupazione di tenere i sensi all'erta; semplicemente, riposare.
Odiava la situazione che si era venuta a creare con questi nuovi "uomini straordinari", in grado di compiere cose assurde. Che bisogno c'era di creare questa sorta di evoluzione della specie umana? Nessuno, assolutamente nessuno. Eppure l'avevano fatto, ed ecco i risultati: uomini contro CCP. Fantastico. Veramente una grande trovata.
Se si fosse casualmente trovata davanti al primo Einstein che aveva scoperto il modo di utilizzare una parte più vasta del proprio cervello, probabilmente gli avrebbe fatto un applauso; poi, avrebbe estratto i coltelli e li avrebbe lentamente infilati fra le costole, bucando i polmoni per farlo morire lentamente. Fargliela pagare, ecco.
Un brivido le percorse la schiena al pensiero di agire, far scattare i muscoli in azioni fluide e veloci, semplici e dirette; e un secondo, di orrore, giunse fino alla nuca, provocandole una brutta sensazione in fondo alla gola, all'idea del sangue rosso porpora che sgorga denso dalla ferita, assorbito in parte dalla camicia di un uomo.
Scosse appena il capo, come a voler far defluire via quel pensiero e lasciare che il vento lo trascinasse in luoghi lontani e remoti. Nel fare ciò, percepì con la coda dell'occhio una sagoma, non molto distante da lei; istintivamente, la mano destra si strinse sull'elsa del pugnale, e i muscoli si tesero, pronti a scattare nell'evenienza si trattasse di un nemico.
Con cautela, voltò il capo nella direzione verso la quale stava chicchessia, e con sguardo attento ne percorse la sagoma: una ragazza, probabilmente della sua età, apparentemente innocua. Insomma, fisicamente non pareva rappresentare una minaccia; ma lo stesso si sarebbe potuto dire di Kira, perciò la cosa non faceva testo.
Fece un lieve cenno col capo in direzione della giovane, nel quale inserì implicito il messaggio "ti serve qualcosa?", o insomma una frase simile.
Con tutti i posti che c'erano sulla costa, anche lei era finita su quella insulsa spiaggetta. E lei che credeva di essere finalmente riuscita a trovare un luogo tanto isolato da potersene stare un po' sola con sè stessa!
 
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view post Posted on 27/4/2011, 13:52

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Lean Parker
Non era sicura di quello che avrebbe o meno dovuto fare, non era sicura di trovarsi davanti a un nemico o magari un "amico", e probabilmente la cosa più giusta da fare in quel momento sarebbe dovuta essere continuare verso la propria strada. Ma, allo stesso tempo, non era sicura neppure di ciò.
Ormai il mondo era divenuto un posto così rischioso ed insicuro che, al di fuori delle mura delle colonie da lei tanto amate, persino un passante poteva costituire un rischio. Poteva esserci chiunque li fuori, e a Lean avevano insegnato, in Accademia, a non fidarsi di nessuno al di fuori di coloro che venivano indicati come contatti. Fu per questo che rimuginò a lungo sul da farsi. Nelle sue esperienze come membro d'Èlite non s'era mai trovata in situazioni scomode, soprattutto perchè aveva sempre viaggiato in dquarda quindi, in un certo senso, con le spalle coperte. Non che non se la sarebbe potuta cavare anche da sola, aveva fiducia in se stessa e nelle sue abilità -cosa che lei aveva sempre ritenuto fondamentale per poter riuscire ad affrontare al meglio una difficoltà- ma non s'era mai trovata a dover prendere una decisione importante su due piedi e soprattutto senza potersi consultare con nessuno.
E, in quel momeno, la cautela le sembrò dunque l'arma migliore.
Mosse qualche passo circospetto nella direzione in cui si trovava la ragazza, notando subito come, anche lei si fosse accorta della sua presenza. Mantenne però la calma, cercando di sembrarle il più tranquilla e disinteressata possibile, ma allo stesso tempo per niente indifesa.
Poi un pensiero le balenò per la mente.
L'uniforme.
Se fosse stata un'appartenente ai ribelli, non avrebbe esitato ad attaccarl o tentare di estrorcerle qualunque tipo di informazione in qualunque modo; e, nonostante Lean fosse pronta a questo tipo di evenienza, sentì un brivido attraversalre il corpo all'idea di un vero e proprio combattimento. Eppure le acque sembravano stranamente calme. Rimase infatti stupita ma allo stesso tempo sollevata dal notare il cenno che la ragazza le porse, e si chiese cosa volesse rappresentare.
Non abbassare la guardia, Lean. Se è una ribelle potrebbe anche volerti trarre in inganno con strani giochetti. Resta in guardia, ma per il momento non sembrarle troppo prevenuta; falle capire che non hai nulla contro lei.
Mosse quindi altri passi verso la sconosciuta, sollevando poi un braccio quasi a volerla rassicurare del fatto che non avesse cattive intenzioni, tentennando alcuni istanti prima di accennare un incerto
Tutto bene?
 
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3 replies since 19/4/2011, 18:30   114 views
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