Fuga da Babilonia

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view post Posted on 10/10/2010, 20:55
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7'243-B.
Io sono solo un numero, così come lo sono stato per molti giorni.
Ma questo numero oggi è fortunato: la pena è stata rivista -evidentemente le stragi in banca non son più valutate come una volta-, e dovrà essere scontata in un carcere di minore sicurezza, a Peoria nell'Illinois. Utopia è una prigione troppo grande, seria ed occupata per dover badare anche ad un rifiuto sociale come me.

Sono le 7 di mattina. Due secondini con ghigno disgustato vengono a prendermi, dispiaciuti di non potermi torturare ancora data la mia partenza, e così si sfogano per l'ultima volta: come colazione la solita pappetta tirata in faccia come ogni volta e impossibile da mangiare -difficile ingurgitarla tramite il naso-, e come contorno una bella manganellata nel fianco. Così, senza un motivo, a meno che una delle solite battute quotidiane trite e ritrite si possa considerare un vero motivo. Un pretesto, ecco cosa può essere al massimo.
Mi portano lungo il corridoio grande. Dalle altre celle e dagli altri piani ecco grida e pezzi di carta od altri oggetti lanciati contro di me. Dannazione, ci avevo messo tempo e fatica a farmi una reputazione qua dentro, ora dovrò ricominciare daccapo.

"Riddick! Non sei capace di non fare casini.
Un giorno tornerai qui, ricordatelo."


"Lo farò, babilonese, lo farò.
Ma verrò con un esercito di Ishmael benedetto da Jah
e libererò tutti i nostri simili dalle vostre catene."


"Sì, certo Riddick, certo.
Povero pazzo, portatelo via."


La leggera brezza mattutina, quanto tempo...
Il tintinnio delle mie catene sul pavimento metallico del blindato...
Lo sguardo duro ed al contempo impaurito di una giovane guardia donna dai capelli castani. Prende posto di fronte a me, mentre un collega mi si siede di fianco.
Il mio sguardo basso e triste, i miei occhi scoperti e vulnerabili, alla mercé di tutti. Non va bene così, maledizione, perché me l'han fatto? Perché il diavolo di Babilonia ti deve sempre prendere la faccia?

Il motore si accende, l'autista ha girato la chiave. Itinerario? Utopia, nel nord del Missouri, si risale il Mississippi e si va verso nord-ovest, nell'Illinois. Diretti dove? Chicago? Nah, Peoria è più vicina, la sua prigione basta e avanza per un tipo come me, dicono. In totale sono 821.5 km, 7 ore e 35 minuti, un tempo con le strade non dissestate dalla guerra, ovviamente.
Adesso, di preciso nessuno lo sa, ma di sicuro servirà qualcosa in più...

"Che ore sono?"

"Rilassati Stacy, son passate solo tre ore e mezza
da quando siamo partiti, ce ne mancano altrettante..."


"Che stress. Prima della guerra ne sarebbero
bastate altre due per arrivare a Peoria..."


"Eh lo so...E invece non abbiamo ancora superato
il Mississippi, anche se è vicino ormai.
Dai, consolati: a Peoria faremo una dormita come si deve,
e coi rifornimenti delle Colonie mangeremo di nuovo bene.
Ma per ora ci tocca accontentarci
di questo buco che cade a pezzi..."



Eccoci qui, frontiera nord-ovest del Missouri: Hannibal, o quello che ne rimane. Cittadina fantasma ormai, alle porte dell'Illinois, che si trova dall'altra parte del Mississippi. Dal finestrino posso scorgere il fiume, e sopra di esso un ponte. Sembra ancora in condizioni decenti, ma non si vede granché, anche perché sono quasi accasciato contro la parete ed il mio sguardo si perde tra quelle bellissime nuvole bianche che fluttuano leggere e libere nello sfavillante azzurro del cielo.
Accasciato come un sacco di patate gettato lì. No, non per la fame, anche se il mio stomaco emette ruggiti per i crampi. No, non per il dolore della manganellata, quella quasi nemmeno la sento più. È per via della depressione. Mi hanno messo le manette, le catene, mi hanno buttato in una cella con mura e sbarre che non posso superare, nemmeno con il mio potere. Mi hanno tolto la libertà. E quel che è peggio, mi hanno rubato perfino il mio volto, la mia anima. L'unica cosa che mi resta è invidiare quelle nuvole, e seguirle con gli occhi spenti fingendo di essere una di loro...

Le due guardie scendono rapide dal blindato che s'è appena infilato in un parcheggio fatiscente di un ex-supermercato, s'imbucano nella prima vetrina rotta che trovano, arraffano un po' di viveri ed ecco che corrono di nuovo al sicuro, buffamente nella stessa manciata di metri quadrati dove sto io, il pericoloso criminale che devono sorvegliare. I Ribelli all'esterno, organizzati e numerosi, evidentemente fanno più paura di un CCP ladro, anarchico ed assassino con un collare di costrizione mentale che lo rincoglionisce al 100% quasi. Ma d'altronde, ai loro occhi apparirò solamente come uno dei tanti, un uomo come loro magari, se non fosse per questi cerchietti gialli che mi brillano nelle iridi di ghiaccio.
Rivoglio la mia faccia...

Mi allungano una merendina -la donna per la precisione, più dolce e compassionevole per la sua indole femminile-, come se stessero ricompensando un bambino che ha fatto il bravo, ma solo perché è completamente stordito. Che gentili, almeno loro mi porgono il cibo e non me lo tirano addosso come facevano fino a poche ore fa in carcere.
Utopia. Babilonia. Sinonimi ormai alle mie orecchie. Una metropoli del male, piena di babilonesi purosangue, armati di storditori elettrici e sorrisi sadici. Mi ci hanno portato lì ormai da...quanto? Non lo so più, mesi, anni. O forse solo qualche settimana. Non importa, in quell'inferno non conti nemmeno più i giorni dopo i primi, tanto è tutto uguale, e sempre sarà uguale...Mi hanno strappato la faccia, come gli indiani facevano lo scalpo ai loro nemici caduti...Mi hanno strappato via la mia unica difesa, la mia identità...Così, in queste condizioni, non posso combattere Babilonia: mi ha messo in catene e mi ha reso uno dei suoi schiavi, tutti uguali, senza personalità.
Ridatemi la mia faccia...

Il motore si riaccende, il furgoncino traballa, la marmitta sputa il suo denso fumo tossico e ci muoviamo di nuovo. Stavolta passiamo sopra il ponte, evitando accuratamente le buche e le parti pericolanti. Speriamo che regga...


Edited by Dr. Zaho - 10/10/2010, 23:48
 
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