| Cleo Rives
Chiuse gli occhi al racconto della ragazza, ristudiando con più lentezza le immagini che rapide continuavano a scorrere nella sua mente spaurita, ripetendosi in modo frenitico, alternandosi fra esse anche con non celato disordine. C'era qualcosa che non andava in tutta quella storia. Sebbene paressero chiari e distinti, i pensieri della ragazza a tratti sembrano seguire un ordine sparso, come se la mente non aveva avuto nemmeno il tempo di immagazzinarli e rielaborarli in una sequenza più ordinata; salvati come meglio aveva potuto, il cervello aveva funzionato momentaneamente come un computer, memorizzando quel flusso di immagini nel modo più velocemente possibile senza rielaborarlo correttemente; pare quasi aver bisogno di una deframmentazione. Provò a distribuire lei tutte quelle informazioni in modo uniforme e continuo, ma dietro ogni immagine, sembravano celarsene altre dieci, e così ancora. Un libro dalle pagine così sottili che se si fosse letto sfogliandolo velocemente, si sarebbero potuti saltare capitoli interi con un solo gesto. Sospirò allora, schiudendo gli occhi sulla ragazza che ancora singhiozzava, vittima di tutti quei ricordi che avvertiva vividi sulla pelle, come vissuti solo qualche ora prima. Era confusa, disorientata; sebbene raccontasse il fatto con estremo panico, i particolari che sembrava ricordare della vicenda, erano troppo ben curati per il tipo d'emozioni che provava. Le immagini del dialogo con Simòn poi, erano ben diverse da quelle che le si presentavano davanti; Morrigan le aveva detto che gli aveva mentito per panico, per il timore di essere accusata di aver fatto qualcosa, essere complice in piani Ribelli. Poteva anche starci, sicuro. Ma allora perchè abbandonarsi a tanta disperazione solo in quel momento? Davanti il Capitano, la Yeats si era mostrata controllata e sicura, persino vagamente seccata. Un po titubante su alcuni attimi, ma sempre ben concentrata al portamento per niente intimorito dalla figura di Simòn nella stanza. Da quanto poteva vedere, si era mossa persino con una certa tranquillità nella stanza, alzandosi, andando in cucina e prendendo una bottiglia d'acqua. Non c'era nessun segno evidente nel suo atteggiamento che provasse il suo reale disagio nella morte del fratello, lo stesso per il quale in attimo si disperava. Cleo ne fu sicura, ci voleva un analisi assai più approfondita di quello che vedeva, qualcosa che la sua Telepatia in quel piccolo lasso di tempo era in grado di scorgere a bordi sfocati, ma che non riusciva a vedere chiaramente l'intera reale situazione che era. Morrigan, ascoltami... iniziò, sospirando pesantemente e cercando di concentrarsi ancora un attimo di più, per riuscire a vedere meglio dietro l'amarezza di tutti quei ricordi. Capisco il tuo stato d'animo, credimi. So cosa vuol dire perdere qualcuno di veramente importante e sentirsi colpevoli per essa, ma farti martire di tutto questo non aiuterà ne te, ne nessun'altro della tua famiglia. Ora, facciamo così: è evidente che non sei nelle condizioni migliori per parlare di quello che è successo fuori da Arcadia, sei troppo spaurita per poter ricordare le cose con la calma e lucidità dovuta a questo colloquio. Ti suggerisco di tornare a casa, riposarti quanto più puoi e fare chiarezza tra i pensieri, perchè ne hai davvero bisogno. Fra un pò di tempo, è probabile che sarai nuovamente convacata ma non devi spaventarti per questo. Mi occuperò io del tuo dossier, l'obiettivo principale sarà quello di farti superare questa cosa nel modo migliore possibile, così da poter tornare fare luce su questa faccenda e tornare operativa al più presto. Siamo d'accordo?
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