Arizona's, Bloody_TiTTi e Jeyerre

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Jeyerre
view post Posted on 10/9/2010, 00:18




Arizona Lù Noreen

Quando Bree fermò il proprio ruggito, Arizona ed Ethan erano praticamente arrivati sotto il palazzo della ragazza. Era un alto edificio di più o meno una decina di piani, piuttosto in buone condizioni, se vogliamo considerare il passato della città. In mattonelle rosse, i piani superiori vantavano di ampie vetrate che davano sulla città in decadimento, come se Boston -quello che ne rimaneva- fosse ancora uno bello spettacolo da guadare -e lo era.
C'erano alcune finestre rotte, altre chiodate e oscurate da delle tavole di legno o lamiere. Potevano essere vecchi tentativi umani di proteggersi dall'assalto Ribelle, o il modo più sicuro che poteva avere un altro Coloro che possono per nascondere il proprio alloggiare in quel posto.
Di solito, se si era nuovi o estranei alla filosofia di Stjarna, il metodo più semplice per vivere senza essere disturbati, era appunto nascondendosi alla vita della città; certamente, non era quello che faceva Ari.
Il portone principale era occupato dalle macerie di diversi crolli, mattoni, tegole provenienti dai tetti dei palazzi vicini; c'era di tutto a chiuderei il passaggio, persino vecchia e inutile ferraglia, abbandonata li da tempo.
Sarebbero dovuti entrare da un entrata di servizio, ma poco male. Era ben nascosta agli occhi degli estranei, se non si conosceva il palazzo era difficile indivuarne la seconda porta e questo poteva essere solo una sicurezza in più.

Scese dalla moto con disinvoltura, togliendosi il casco e guardandosi intorno guardinga; la strada era deserta -era una zona piuttosto tranquilla la sua, ma tanto meglio controllare-, e non sembravano esserci ospiti indesiderati intorno a loro. Fece cenno di fare un certo silenzio ad Ethan, non voleva che le loro voci o il ringhio di Bree avrebbe potuto attirare qualcuno in cerca di briga, non era proprio nei suoi programmi.
Trainò con le braccia il mezzo spento sino ad un vicolo che si formava fra il proprio palazzo e un altro, nel quale poi s'infilò, accertandosi che Ethan la seguisse.
Furono dinanzi la vecchia entrata di servizio in meno di qualche attimo, era ben coperta da alcune cianfrusaglie facilmente scostabili per garantire un facile passaggio, ma utili al fine di nascondere l'entrata ad ospiti non desiderati. Aprì il lucchetto che vi era usando una chiave che uscì da una tasca dei Jeans, e quando vi entrarono, la chiuse nuovamente dietro, parcheggiandoci la moto davanti.
Ok, ora possiamo respirare. esordì, una volta messo il cavalletto a Bree.
Non è il massimo della sicurezza, ma se qualcuno sfonda la porta ed entra, la moto cade, e credimi, in questo posto di notte, sentiremmo il rumore persino sotto narcotici. scherzò, dedicandogli un occhiata vagamente più rilassata.
 
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view post Posted on 10/9/2010, 08:46

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Ethan Taylor

Lo scenario che gli era sfrecciato davanti agli occhi durante il tragitto percorso in moto, aveva dato ad Ethan una vaga idea di quello che era rimasto della città. Non s'era potuto soffermare più di tanto sui vari dettagli, ma dalla fretta con cui si muovevano e la vita assente, gli era venuto spontaneo pensare che quel luogo fosse temuto da molti durante la notte.
Effettivamente, gli edifici abbandonati e bui sarebbero stati ottimi nascondigli per i ribelli in attesa di tendere un agguato a qualche passante o visitatore. E, a quel pensiero, si disse che era stato non poco fortunato. Non che non sarebbe stato in grado di cavarsela, ma una certezza in più come quella offertagli da Arizon faceva sempre comodo.
Una volta giunti a destinazione, non potè far a meno di soffermarsi a guardare incuriosito l'edificio che suppose fosse la residenza della ragazza. Notò subito il contrasto abbastanza marcato che vi era con altri edifici situati all'interno del quartiere e la città: si chiese se fosse per via del fatto che fosse ancora abitato, o semplice fortuna, ma quell'edificio appariva quasi più recente rispetto agli altri; avrebbe potuto benissimo esserlo, in effetti, dato il suo buon stato di conservazione.
Ma, l'ipotesi che fosse ben conservato per via della vita ancora presente al suo interno, gli sembrò alquanto stupida, dato che, quasi certamente, le preoccupazioni dei ribelli lì residenti non sarebbero di certo state quelle di mantenere un'estetica eccellete per le loro abitazioni.
Magari qualche ritocco per assicurarsi che la struttura regga, ma non credo che un loro passatempo sia stuccare e dipingere.
E notando l'ingresso principale sepolto da diversi detriti -inizialmente con una nota di perplessità-, seguì quindi la ragazza, accogliendo il suo invito a rimanere in silenzio.
Si mosse con cautela, cercando di non far troppo rumore, scivolando poi all'interno dell'edificio che studiò con attenzione: seppur fossero solo nell'ingresso, la struttura sembrava ancora ben solida e prestante. L'aspetto on era di certo dei più confortevoli, ma il fatto che non gli sarebbe potuto crollare addosso da un momento all'altro lo rassicurò.
E sorrise poi alla ragazza, ascoltando le sue parole, muovendo qualche passo che echeggiò Devo dire che non mi sarei aspettato di vedere edifici in queste condizioni, le si rivolse, tornando a guardarla sei sempre tu a prenderti cura del palazzo? le chiese poi, con un sorriso scherzoso.
 
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Jeyerre
view post Posted on 10/9/2010, 10:23




Arizona Lù Noreen

A quanto pare non t'aspettavi parecchie cose da qui, Scherzò la ragazza, affiancandolo nell'ingresso e muovendo qualche passo all'interno di esso. Il silenzio faceva echeggiare la loro presenza per tutto il palazzo vuoto, riempiendo di breve vita i muri -in parti senza intonaco- grigi e segnati dal tempo.
Ethan aveva ragione, quela palazzo però, era uno che come altri -ma non tanti- si era mantenuto in buone condizioni; certo, un tempo l'aspetto non avrebbe attirato nessuno a abitarci al proprio interno, ma ora che era una delle alternative migliori che Stjarna aveva da offrire, sarebbe stato puntato da non solo un paio d'occhi. Tuttavia, Arizona era riuscita a tenerselo per se, perchè era in periferia, piuttosto lontano dal centro ed era stata capace di nasconderci la vita all'interno con discrezione, seppur in molti sapevano, che lei, abitava lì.
E comunque no, non mi prendo cura del palazzo. M'intendo di motori, non di edilizia. Rispose con un sorriso furbo, sorpassandolo attraverso il corridoio.
Se si tiene in piedi è solo per fortuna credo. Quando tornai a Boston speravo di poter tornare ad abitare nella mia vecchia casa, ma quando ci feci un salto, vi trovai solo un palazzo sventrato. Prese le scale, indicando l'ascensore con un cenno degli occhi accompagnato dall'indice della mano.
Il signorino non funziona, disse, osservando indispettita le porte metalliche. sto cercando di ripararlo ma fa capricci in continuazione. Potrei farlo muovere ugualmente, ma farebbe più rumore che altro, è pieno di ruggine nel vano avrei difficoltà a muoverlo. Morale della favola, dobbiamo farci dieci piani a piedi.
Accennò qualche passo sugli scalini, assicurandosi che il ragazzo la seguisse dietro, ma mantenendo la guardia alta ai rumori che udiva all'interno della struttura.
Poggiando la mano lungo la ringhiera in metallo, usò la propria capacità per ascoltare l'intero immobile; qualsiasi onda sonora che avrebbe fatto vibrare il metallo, lei l'avrebbe percepita, che fosse venuta dal terrazzo, o dalle cantine abbandonate sotto terra.
Ma tranne le vibrazioni della loro voce e dei passi, non le parve ci fosse nient'altro -apparte qualche topo, in giro per gli appartamenti.
 
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view post Posted on 10/9/2010, 10:42

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Ethan Taylor

Dieci piani... ripetè con tono sconsolato, lanciando un'occhiata storta alla rampa di scale che si estendeva verso l'alto. E con ressegnazione sistemò ancora in un sospiro lo zaino in spalla, prendendo a seguire la ragazza.
Dieci piani, decimo piano. E' una scelta abbastanza furba, in parte; i rumori sono più ovattati, è più difficile raggiungerlo -ma allo stesso tempo lasciarlo in caso di pericolo-, ed ha un buon panorama, per così dire.
Anche se alla fin fine può essere stata una scelta dettata al caso.

Con passo molle e andatura stanca -portamento affatto consono per lui, ma dovuto alla stanchezza-, percorse in silenzio alcune rampe, lanciando di tanto in tanto lo sguardo oltre i vetri sporchi e appannati, in diversi casi anche rotti. Il panorama fuori da essi non era di certo accogliente, ma Ethan vi trovò ugualmente un qualcosa di affascinante e unico nel suo genere: lo stato di desolazione in cui era abbandonata la città gli portò in mente Phoenix, la sua vecchia vita, la sua casa prima della guerra.
Vi era tornato, qualche tempo prima, sperando di potervi trovare Beth, o forse solo ricordi, ma lo scenario che gli si era presentato davanti era simile se non peggiore a quello di Stjarna. Phoenix era decisamente più disabitata della capitale ribelle, di questo ne era sicuro, ma in un certo senso, ripensandoci, Ethan comprese le sensazioni che la ragazza doveva aver provato una volta tornata a Boston , dopo molti anni.
Sai anch'io ho fatto un salto nella mia madre patria, per così dire... riprese poi a parlare, osservando le spalle dell'altra Tempo fa, ero appena partito dall'Insediamento ed è stato il primo luogo in cui mi sono recato per cercare mia sorella. Fatto sta che una volta lì non solo non ho trovato Beth, ma non sono neppure riuscito a distinguere alcuni dei luoghi che frequentavo da bambino. Solo macerie.
Evidentemente Phoenix deve essere stata attaccata piuttosto pesantemente
e l'amaro tinse la sua voce alle ultime parole, mentre un sospiro gli lasciò le labbra. Lo sguardo s'incupì appena, tornando poi attento quando un rumore catturò la sua attenzione.
Sarà qualche animale, o magari solo il vento o qualche mattone sconnesso. Tornò poi sulla ragazza, sorpirando e scrollando le spalle.
In ogni modo, come mai tanto appassionata per la meccanica?
 
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Jeyerre
view post Posted on 10/9/2010, 11:15




Arizona Lù Noreen

Ascoltò con attenzione le parole del ragazzo, annuendo ogni tanto alle frasi che concludeva, parlando di alcuni episodi che riguardavano la sua vita prima di ciò. Gli dedicava occhiate interessate di tanto in tanto, quando voltavano le rampe che lentamente diminuivano sotto i loro passi, assecondandolo nel discorso e rispecchiandosi in alcuni passaggi che sembravano in un certo senso condividere.
So bene cosa si prova, nel vedere quella che si crede la propria realtà andare in pezzi. Non ho ancora perso nessuno d'importante, non so se probabilmente lo reggerei; che altro avrebbe il destino dopotutto, da portarmi via? Bree, l'officina?
Oddio, non riesco nemmeno a pensarci.

Si voltò poi a guardarlo nuovamente quando lui le porse la domanda, accennando un breve sorriso e accomgnando alcuni passi sugli scalini con un gesto con il quale portò dietro una spalla i capelli.
Quando sei una bambina che vive in un insediamento prevalentemente abitato da uomini, o finisci per fare le pulizie, cucinare, e renderti utile in famiglia, o t'adegui agl'interessi che possono fruttarti qualcosa in più. E diciamo che la meccanica era l'alternativa migliore fra questa, la procreazione e i campi di battaglia, dove comunque avrei avuto difficoltà a introdurmi, data la mia posizione.
Non solo l'alternativa migliore, ma anche la più facile, visto quello che sai fare.
Poi, alternative apparte, i motori e le officine mi hanno in un certo senso sempre affascinato. Non era poi così difficile montare pezzi, mi riusciva molto meglio di cucinare. rise nel ricordo, e scrollò il capo divertita.
Comunque è una cosa che mi rende parecchio qui a Stjarna, sono utile a loro e agli pertanto non mi danno rogne. Senza contare che un giorno, mi piacerebbe entrare nel corpo dei meccanici che si occupa del Pelican. Ne hai sentito parlare?
Nel frattempo che aveva preso a parlare, le scale erano rapidamente finite e li aveva portati al piano dove c'era il suo loft. Aveva scelto il decimo piano perchè era il meno mal ridotto e abbandonato, anche se talvolta trovava un paio di difficoltà con gli impianti idraulici -problemi di pressione, alle volte mancava l'acqua-, ed elettrici. Ma almeno aveva la certezza che sopra di lei, c'era solo il tetto e non sarebbe potuto crollarle granchè in testa.
Per tutto il tempo che ci passi in casa poi...
 
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view post Posted on 10/9/2010, 11:31

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Ethan Taylor

Beh si, immagino che alla fine rendersi utile sia stato meglio che gusrdare gli altri affacendarsi senza poter muovere un dito. E' una cosa notevole rise andando a guardarla mentre con leggera fatica andava a percorrere le ultime rampe,superando alle volte due gradini contemporaneamente per poter accorciare le distante più rapidamente.
Alla fin fine la vita negli insediamenti è abbastanza comune. E chiunque in realtà come quelle vuol darsi da fare pur di non essere considerato un peso. Quindi la sua posizione è perfettamente comprensibile.
Sospirò, lanciandole una lunga ed attenta occhiata, studiandone il viso e lasciandosi fuggire un sorriso. Per un istante le tornò in mente l'immagine di sua sorella, anch'essa sempre determinata nel voler darsi da fare per aiutare gli altri.
Anche Beth era così, e in un certo senso me l'hai ricordata. Non s'intendeva di meccanica, ma era sempre in giro a darsi da fare, da una parte all'altra. Il più delle volte ha trascinato anche me, ma non ho mai avuto uno spirito molto concorde col suo; oddio, non me ne sono mai stato con le mani in mano, ma preferivo muovermi solo quando c'era davvero bisogno del mio aiuto confessò in un mezzo sorriso, scuotendo il capo e raggiungendo a sua volta il pianerottolo con un sospiro di sollievo.
Per quanto riguarda il Pelican, si ne ho sentito parlare in grandi linee, ma mai nei dettagli le rispose, osservando quello che gli parve l'ingresso del loft con diverse occhiate curiose Come mia sorella non me ne intendo particolarmente di meccanica o veicoli, e lo testimonia il fatto che viaggi il più delle volte a piedi. Sono più un tipo che si diverte con giochini di logica e simili e le sorrise tranquillo, attendendo che la ragazza gli facesse strada nell'appartamento.
 
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Jeyerre
view post Posted on 10/9/2010, 11:57




Arizona Lù Noreen

Giochini di logica e parole incrociate, ribatté scherzando, lanciandogli un occhiata ditertita, mentre alzava il passo per fuggire nel corridoio che vedeva l'entrata del loft.
Il pianerottolo era ampio, c'erano quattro porte in tutto che davano l'accesso ognuna ad un appartemento diverso. Una era spalancata, si sentiva il vento che faceva sbattere qualche porta all'interno di essa lasciata aperta,
Dovrò riparare quella finestra, chiuderla con qualcosa. Si sarà rotta oggi pomeriggio, c'era parecchio vento. Non posso permettermi che qualcuno possa entrare nel palazzo usando un buco in un vetro.
un altra invece era chiusa, serrata da alcune assi di legno chiodate lungo gli stipiti dall'esterno.
Magari, per impedire a qualcosa di entrare. O di uscire...
Un altro mazzo di chiavi venne fuori dalle tasche della ragazza, rigirandosi più volte fra le dita alla ricerca di quella che apriva la porta d'ingresso al suo appartamento; infilò le chiavi nel quadro del primo lucchetto di una serie di due, lanciando rapidamente un occhiata attenta intorno.
C'era un pò di polvere per terra, e la vetrata a fine corridoio era leggermente offuscata dalla pioggia che l'aveva sporcata, facendo filtrare la luce -ormai spenta- con difficoltà all'interno del pianerottolo.
Girò anche la seconda chiave nel secondo lucchetto -era molto, molto attenta a certe cose, non avrebbe tollerato che qualcuno fosse potuto entrare in casa con facilità- e quando finalmente scostò il battente, scivolò all'interno attraversata da un brivido che le sciolse i nervi accumulati durante la giornata.
Vieni, entra. Disse ad Ethan, chiudendogli le porte alle spalle.
Il Loft di Arizona era grande, copriva più o meno tutt'un lato dell'edificio, ed era stato ricavato da due appartamenti diversi, buttando giù il muro che li divideva -la quarta porta nel pianerottolo infatti, era quella che faceva parte dell'altro immobile.
Ari l'aveva trovato già così, arredato poco, probabilmente era in corso un trasloco prima che fosse stato disabitato. A terra c'era del parchè scuro, lo spazio era occupato da pochi elementi, ma tutti tenuti in un discreto stato; c'era una cucina con tanto d'isola da lavoro, un divano sopra di un tappeto e una televisione che probabilmente aveva difficoltà a prendere qualche rete. Il bagno era in un ambiente apparte, l'unico diviso dalle pareti del palazzo stesso. E sopra, un soppalco dove c'era la camera da letto e quello che probabilmente sarebbe stato un piccolo studio, ma la libreria era vuota e la scrivania presentava solo un vecchio computer sicuramente non funzionante.
Scusa il disordine, esordì subito, portandosi una mano dietro il capo, quando notò sparsi in giro alcuni pezzi che aveva portato dall'officina fino in casa, per occupare un pò di tempo.
ma non aspettavo ospiti.
 
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view post Posted on 10/9/2010, 12:12

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Ethan Taylor

Non preoccuparti, le rispose in un sorriso, muovendo diversi passi all'interno dell'appartamento, guardandosi intorno con fare curioso. Nonostante il palazzo dimostrasse una certa età e gli eventi l'avessero rovinato non poco, quel lof aveva ancora un'aria normale; l'arredamento non era ricco, ma infondo non era un punto focale, ne tantomeno doveva rivestire tutta questa importanza per la ragazza. Probabilmente lì dentro aveva il minimo indispensabile, e inoltre, riempira la casa di mobili e cianfrusagli varie sarebbe stato solo uno spreco di spazio.
Stjarna non era di certo ancora in piedi per far si che la gente conducesse una vita adagiata e lussuosa, e determinati sfizi non dovevano più essere all'ordine del giorno.
Ma, infondo, a che pro arredarsi un appartamento che corre quotidianamente innumerevoli rischi?
Si avvicinò quindi al divano, osservando il televisore di fronte ad esso, prima di lanciare un'occhiata distratta alla ragazza, sfilando via lo zaino dalle spalle.
Scusami, le disse in un lamento dovuto al sollievo e alla leggerezza, storcendo il viso in una smorfia ma avevo le spalle a pezzi. Mi sono dovuto spostare fin qui da una città distante una ventina di kilometri e togliersi letteralmente un peso del genere di dosso è sempre un sollievo e le sorrise, scompigliando i capelli e tornando a guardarsi intorno.
E' parecchio grande, osservò, lanciando poi lo sguardo oltre i vetri di una finestra, avvicinandola e osservandone il panorama scuro all'esterno non sarà tenuto particolarmente a tiro, ma sembra confortevole
In sostanza però, riprese, sorridendole tranuillo e poggiandosi al muro devo dire che ti tratti bene. Non è niente male, sicuramente meglio di altri posti in cui sono stato
E lo sguardo si perse ancora tra le pareti in un sospiro.
 
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Jeyerre
view post Posted on 10/9/2010, 13:03




Arizona Lù Noreen

Questo perchè non hai visto come si tengono al Ritz, azzardò un una risata, percorrendo con passo cadenzato il vasto ambiente. Gettò le chiavi su di un tavolo su del quale c'erano cianfrusaglie e pezzi di ricambio vari, andando poi a gettare lo sguardo oltre la grande vetrata che copriva la maggior parte della parte che dava nella strada; i vetri erano ampi e alti, Arizona vi aveva messo delle tende veneziane, di quelle facili da chiudere ma che lasciavano filtrare comunque la luce, senza dar possibilità a chi fuori di spiare l'interno; utili, sopratutto per la privacy notturna.
Poggiò una mano su di un fianco, gettando lo sguardo sulla città che andava ad addormentarsi sotto il cielo senza sole; la sfumatura cobalto andava sfumandosi dietro l'orizzonte rivolto ad ovest con tonalità più chiare, dove il sole era sparito, mentre ad est, Arizona potè notare già alcune stelle.
Sospirò, quando tirando giù la corda della tenda, essa andò ad oscurare in parte la grande vetrata, sorpassando quella e andando alll'altra dove fece la stessa cosa.
In quell'hotel si che si trattano meglio che in altri posti. Rifornimenti che non mancano mai, luce e acqua assicurata, persino reti wi-fi e riscaldamento! Rise, scuotendo il capo e andando a voltarsi verso il ragazzo con disinvoltura; lanciò poi uno sguardo al soffitto, raggiungendo con qualche passo l'interruttore della corrente. La luce illuminò parzialmente il Loft, facendolo apparire appena più accogliente di come poteva essere inizialmente.
Hai fame? Vuoi mangiare qualcosa, non so... propose, muovendosi poi verso la cucina, nascondendo il capo all'interno del frigorifero semi vuoto, ma non del tutto triste.
Da bere ho solo acqua, dovrai accontentarti.
 
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view post Posted on 10/9/2010, 13:19

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Ethan Taylor

Non preoccuparti, andrà benissimo le rispose in un sorriso cordiale, passando stancamente una mano sul volto, massagiando le tempie in un sospiro. Di certo gli alcolici non gli avrebbero giovato in quel momento e poi, nonostante il lungo viaggio, avrebbe preferito riposare, più che mettere qualcosa sotto i denti.
La fame non era una delle sue priorità in quel momento.
Tutto ciò che gli serviva era del tempo per riflettere sul da farsi: una volta svolto il suo compito al Ritz le strade sarebbero divenute due, nella migliore delle ipotesi sarebbe potuto tornare a casa con Beth o avrebbe saputo dove cercarla, ma l'ipotesi di un'ulteriore delusione lo sconfortava non poco.
Era parecchio ormai che girava, e di informazioni ne aveva ottenute poche, quasi nulle. Recarsi lì a Stjarna era una delle sue ultime speranze; nel caso anche questa fosse svanita avrebbe saputo organizzarsi difficilmente un piano per una nuova meta -ma soprattutto restava il fatto di doverne stabilire una.
Scosse il capo, scacciando i pensieri più pesanti dalla mente, chiudendo per qualche momento gli occhi prima di andare a spiare la figura d'Arizona sporta verso il frigo. Un sorriso nacque spontaneo sul volto nell'osservare quell'immagine di tipica quotidianità, un aspetto che alla sua vita mancava da un po'. Non che non ne avesse una, solo era molto più movimentata e sfiancate di quella precedente.
Non ho molta fame, riprese poi, staccandosi dalla parete e dirigendosi nuovamente verso il divano, vicino al quale aveva lasciato cadere lo zaino su cui si chinò, frugando brevemente all'interno senza però cercare qualcosa in particolare a dire il vero avrei semplicemente bisogno di riposare un po'. Sai rilassare muscoli e nervi e scaricare un po' la tensione parlò calmo, accompagnando le parole con confusi e distratti gesti della mano a cui non prestò attenzione egli stesso.
Volse poi lo sguardo al divano e nuovamente alla ragazza, mordendo le labbra prima di tornare ad indicare il sofà Ti dispiace?
 
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Jeyerre
view post Posted on 10/9/2010, 13:49




Arizona Lù Noreen

Quando sentì l'opinione del ragazzo, allora subito si ritirò dal frigo, chiudendolo. Si voltò a guardarlo al divano vagamente stranita, perchè era strano per lei che qualcuno finito laggiù, rifiutasse del cibo.
No, figurati...
Quando si dice, si è troppo stanchi persino per mangiare. Scrollò le spalle, andando a rigirarsi fra le mani la bottiglia d'acqua che si portò alle labbra, bevendone qualche sorso. La poggiò poi su di un ripiano, quello dell'isola, e acchiappando un pacchetto di noccioline, lo fece saltare da una mano all'altra, giocandoci.
Ok, allora io ti lascio l'acqua qui. continuò, tornando nell'area del loft destinata al salotto. Lo guardò un ultima volta, dondolando appena sulle caviglie, facendo vagare lo sguardo in giro per l'ambiente, alzandolo in alto dove guardò la propria camera da letto. Si morse le labbra e sospirò, chiudendo gli occhi e accennando un breve sorriso.
Allora ti lascio riposare, io sono di sopra se qualcosa dovesse servirti puoi svegliarmi, o se dovesse venirti fame a mezza notte, il frigo è lì. Non farti problemi nel prendere niente, ok? concluse, sorpassandolo velocemente, premendo l'interruttore della luce che spegneva ambiente, prima di prendere le scale che la portavano al soppalco.
Che buona saramaritana che sei, si disse sarcasticamente, lanciando il pacchetto di noccioline sul letto sul quale si gettò anche lei. Sospirò pesantemente, portandosi le mani sul viso e nascondendolo fra esse e quando riaprì gli occhi, non potette fare a meno di lanciarli un momento aldilà del soppalco, andando a spiare la figura sul divano.
Brava, ospita cani randagi miraccomando, falli dormire in casa tua, offrigli da mangiare, mettili al proprio agio. Adesso, come ti addormenti ti ruba tutto, e fugge via.
Ma che ti è saltato in mente cretina...

Roteò gli occhi autorimproverandosi, abbandonando la testa sul piumone.
Fanculo, vorrà dire non dormirò per stare attenta a quel che fa.
 
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view post Posted on 10/9/2010, 14:18

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Ethan Taylor

Sorrise alla ragazza, dedicandole un'occhiata riconoscente ed educata Ti ringrazio, riprese poi, vedendola svanire verso la propria camera da letto che ipotizzò essere sul soppalco sovrastante.
E vi lanciò un'occhiata distratta, prima di lasciarsi cadere pesantemente sul divano; chiuse gli occhi, poggiando il capo sulla spalliera, mentre una mano gli si portò sullo sguardo chiuso, scivolando poi lenta sul busto e sulle gambe.
Rimase in quello stato per diversi minuti, avvertendo i muscoli del corpo rilassarsi lentamente, scaricando nel nulla tutta la tensione accumulata durante il viaggio e l'arrivo a Stjarna.
Ci voleva... sussurrò a se stesso, riaprendo lo sguardo sull'ambiente buio, individuando poi sull'isola da lavoro la bottiglia d'acqua da cui aveva bevuto precedentemente la ragazza. La osservò a lungo, studiandone la superficie curva e l'acqua sbattere ancora contro le pareti quasi ipnotizzato, storcendo poi un angolo della bocca in un lamento contrariato, troppo pigro per potersi risollevare.
E' in questi momenti che invidio i telepati, e rassegnato si alzò nuovamente dal divano, raggiungendo con andatura fiacca l'isola in cucina. Afferrò quindi la bottiglia, rigirandola tra le mani, prima di aprirla e bere qualche sorso, rinfrescandosi. Avvertì una goccia scivolargli lungo il mentro mentre riuchiudeva la bottiglia, e l'asciugò distratto con una manica, tornando stancamente verso il divano su cui si gettò nuovamente, questa volta stendendosi.
E, automatico, lo sguardo si portò verso l'alto, cercando di individuare la sagoma della ragazza muoversi sul soppalco.
Tra tutti i posti che ho visitato, questo era quello in cui mai mi sarei aspettato un'ospitalità del genere. Devo dire che sono stato molto, molto fortunato. Dovrei sdebitarmi in qualche modo per tutto ciò.
Sperando che non faccia scherzi durante la notte. Anche se...
No, non sembra quel tipo di persona.

E sospirò ancora, chiudendo nuovamente gli occhi e sistemando meglio il capo contro la stoffa del sofà.
E' abbastanza per oggi Ethan, spegni il cervello.
 
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Jeyerre
view post Posted on 10/9/2010, 15:11




Arizona Lù Noreen

La notte trascorse tranquilla, smossa solo da qualche rumore che si sentiva in lontananza, proveniente dal centro della città. In strada, di notte, a Stjarna era sempre solito trovare qualcuno che si divertiva ad aggirarsi nell'oscurità, cercando brighe, divertimenti una volta resi illegali dalla legge umana. Ma ora che della razza umana rimaneva solo il ricordo del passaggio, i Coloro che possono potevano sbizzarirsi come volevano, nei limiti di quelli che era la nuova legge della città.
E quando la mattina, il sole filtrò timidamente dalle tende del Loft di Arizona, l'ambiente e la città, parve riprendere un aspetto assai più tranquillo, o forse consono, come il ricordo conservato nell'immagine di una vecchia cartolina, con su scritto Boston.

Ari si svegliò presto, sicuramente prima di Ethan, che dormiva al piano di sotto, sul divano. Al contrario di quanto si era detta, la ragazza era riuscita a dormire tutta la notte, solo aveva avuto qualche difficoltà ad addormentarsi. La presenza del ragazzo nella casa, l'aveva resa momentaneamente in imbarazzo, stravolgendo la sola quotidianità alla quale s'era abituata vivere; ma non per molto, perchè nonostante l'avessde conosciuto solo da qualche ora, ad Arizona, Ethan infondeva un certo senso di sicurezza.
Sarà per questo che l'hai ospitato senza pensarci due volte.
Si era alzata, aveva fatto una doccia. Tutto nel silenzio più dovuto, perchè non le andava di svegliare il ragazzo sul divano; pensò doveva essere stanco, molto più di quanto credeva. E solo quando notò l'ora dell'orologio segnare più o meno le nove, Arizona pensò che forse, sarebbe stato giusto svegliarlo.
Aveva messo sul fuoco qualcosa, anche se non molto. Non sapeva se lui avrebbe voluto mangiare.
Le tende erano state lasciate semi aperte, perchè la luce non disturbasse Ethan, e così le lasciò anche quando, avvicinandosi al divano, andò a scuoterlo appena per una spalla.
Ethan, disse con tono basso, portandosi dietro un orecchio una ciocca di capelli Ethan, è giorno... ripetè, soffermandosi un attimo in più a guardarlo.
Respirò piano, abbassando lo sguardo, nascondendo gli occhi dalla frangia, prima di tornare retta su di se, lanciando lo sguardo verso la cucina, dalla quale veniva odore di caffè.
Sono le nove, se vogliamo sbrigarci devi alzarti,
 
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view post Posted on 10/9/2010, 15:32

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Ethan Taylor

Non c'aveva messo molto ad addormentarsi la sera prima, gli erano bastati pochi minuti per sprofondare in un sonno pesante e rigeneratore. Negli ultimi giorni non aveva riposato moltissimo per via dei continui spostamenti, e quella notte fu l'occasione perfetta per riposare come non faceva da giorni.
Il corpo era così stanco che, nonostante la sua aveglia biologica fosse puntuale quanto un orologio svizzero, quella mattina non badò al sole che sorgeva oltre le finestre, ridando vita e colori alla città.
I suoi sensi intorpiditi furono scossi solo dal rumore ovattato di alcuni passi, che lo portarono a schiudere appena gli occhi; ma le palpebre ancora appesantite dal sonno che non aveva ancora abbandonato il corpo, si richiusero, facendolo scivolare in un caldo stato di dormiveglia.
Le immagini che vide durante quei brevi minuti -ma che a lui parvero ore- erano confuse e indefinite, squarci della giornata trascorsa, pensieri confusi a ricordi.
E il flusso disordinato e caotico di quelle figure terminò quando Ethan avvertì il corpo scosso da una forza esterna, e una voce chiamarlo piano.
Si prese qualche lungo istante prima di aprire nuovament gli occhi -temendo di poterli ferire con la luce solare- prendendo un profondo respiro e voltandosi sulla schiena.
Una volta riaperto lo sguardo ancora appannato mise subito a fuoco la figura di una ragazza di fronte a se, corrugando per un lungo istante le sopracciglia, leggermente smarrito, riconoscendo poi nel volto Arizona.
Le dedicò un mezzo sorriso assonnato, mugugnando un Buongiorno, prima di mettersi seduto coprendo con una mano uno sbadiglio che gli salì spontaneo.
Scompigliò poi i capelli con una mano, passandola sul volto e mettendo ben a fuoco l'ambiente circostante, cercando di riabituare la vista. E ripetè a mente le parole della ragazza, cercando di coglierne il senso.
Le nove... le fece poi eco, grattandosi una guancia e facendo per alzarsi con un sospiro. Osservò la stanza illuminata dalla luce solare parere quasi più calda di quanto lo fosse stata la sera prima, e tornò con gli occhi su Arizona, prendendo un profondo respiro e stiracchiando appena le braccia.
Dormito bene? le chiese poi, gentile, ma con tono ancora roco e appesantito dal sonno.
 
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Jeyerre
view post Posted on 10/9/2010, 15:50




Arizona Lù Noreen

Gli sorrise appena quando lui si svegliò, annuendo alla domanda che le fu posta. Camminò fino la cucina, spegnendo la caffettiera che borbottava, aspettando qualche attimo che si raffreddasse prima di poterla prendere per il manico.
Si, tutto ok. è stata solo un impresa prendere sonno sapendo un uomo al piano di sotto, ma dopo tutto, non è andata poi così male rispose con naturalezza, dedicandogli uno sguardo sereno e tranquillo. Vedo che il mio divano ti è piaciuto, osservò in una risata, nella quale si morse le labbra.
Dondolò per qualche attimo sulle caviglie, dandogli poi le spalle per aprire la credenza dove teneva qualche piatto e bicchiere. Nessun servizio di marca, li aveva rovistati -come tutto il resto- qualche appartamento prima di quello, nel quale aveva trovato il tappeto sotto i ldivano e anche qualche altro mobile in giro per il loft, compreso l'attaccapanni.
Prese dal mobile due bicchieri in vetro piuttosto grandi, poggiandoli successivamente sul piano da lavoro che s'affacciava sul salotto.
Spero che adesso avrai voglia di mangiare qualcosa, accennò, facendo cenno di avvicinarsi alla cucina. Ho preparato un pò di latte e caffè, nel forno sto riscaldando qualche Brioches. Niente d'impegnativo, solo qualcosa per non andare in giro a stomaco vuoto di prima mattina.
Il timer dietro di lei, nel microoonde suonò giusto quando terminò la frase. Si girò, prese le due brioches, e le sistemò su di un vassoio che porse verso il ragazzo.
Riempì successivamente i due bicchiere di latte, versandoci dentro un pò di caffè. Ah, iniziò, mordendosi le labbra appena rammaricata Niente zucchero, mi dispiace...
 
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